TRAVI E PAGLIUZZE n° 11 - SETTEMBRE 2006
QUESTA PACE S'HA DA FARE

da Master Meeting SETTEMBRE 2006

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Rompiballe e prolissi gli uffici stampa. Poco solleciti e non sempre simpatici i giornalisti. Ma bisognosi gli uni degli altri. Per amore della notizia (o del commerciale)
Si dice che per vincere una guerra bisogna perdere una battaglia. Ma ci sono "guerre" che non finiscono mai. Ad esempio? Quella tra uffici stampa e giornalisti. Chi si lamenta per un comunicato incompleto e chi per una richiesta dell'ultimo minuto. Master Meeting ha sentito entrambi gli "schieramenti" per scoprire che è tempo di bandiera bianca, ma chi la sventolerà per primo?

Simone Fanti


«Volente o nolente vivo agganciato agli uffici stampa»

Iniziamo dallo "schieramento" dei giornalisti e ascoltiamo il parere di Simone Fanti, capo servizio degli speciali regionali del Mondo.
-Cosa ne pensa degli uffici stampa?
«Utili e inutili, da prendere con le pinze o fidarsi ciecamente. Il mondo degli uffici stampa è eterogeneo, quasi quanto quello dei giornalisti. Impossibile generalizzare. Cinicamente è un rapporto di forza, quasi una trattativa commerciale, in cui comanda chi ha più da offrire».
-Qual è il suo rapporto con gli uffici stampa?
«Buono. L'importante è la trasparenza nei rapporti. Più è sano, più è facile venirsi incontro».
-Sono disponibili e rispettano i tempi di consegna?
«Sì, nella maggior parte dei casi ho trovato grande disponibilità. Anche nella consegna, basta "minacciare" di non fare in tempo a pubblicare la notizia. Spesso comunque non è colpa dei pr, ma dei clienti rappresentati che hanno dinamiche e tempi propri».
-Quando deve contattarli all'ultimo minuto usa qualche "tattica"?
«Conosci il tuo nemico! Non c'è tattica migliore che colpirli dove sono più deboli. Essere civettuoli con chi ama essere trattato così ed energico quando è utile. Comunque il rapporto si costruisce nel tempo».

Felice Fava


«Ricevo persino comunicati in inglese. Mancano solo in cinese»
Continuiamo nel "girone dei giornalisti" ascoltando Felice Fava per il Corriere della Sera.
-Come trova i comunicati stampa che le inviano?
«Scritti abbastanza bene, ma spesso troppo prolissi senza personalizzare la comunicazione. Inoltre curo una rubrica riservata alle nuove nomine dei manager e mi bastano 6-7 righe, invece ricevo anche 4-5 cartelle e magari manca l'età del personaggio».
-Ha mai litigato con qualche addetto stampa?
«Cerco di mantenere buoni rapporti con tutti, basati sul rispetto reciproco. Ma una volta è successo. Ho litigato con una titolare di un'agenzia di stampa, con la quale ero amico. Ha commesso l'imperdonabile errore di chiedermi la copia del testo prima della pubblicazione. Risultato: lei non ha avuto il pezzo e l'amicizia è andata in fumo».
-Sarebbe in grado di trasformarsi in addetto stampa per un giorno?
«Per un certo periodo mi è capitato di farlo. Ho voluto provare a stare dall'altra parte della "barricata”. Bella esperienza, ma dura, non so se la rifarei.
-Conosce qualche diceria che “gira” sugli uffici stampa?
«A volta sono degli imperdonabili “rompiballe”, vogliono venderti una notizia a tutti i costi. Altre volte bisognerebbe santificarli perché si trasformano in angeli custodi. Ti aiutano nell’emergenza, dandoti lo spunto giusto per un servizio. E noi in mezzo tra il diavolo e l’acqua santa».

Tommaso Valle


«Noi e i giornalisti siamo produttori di informazione»
Approdiamo ora nello schieramento degli uffici , stampa e sentiamo il parere di Tommaso Valle, Managing Director di Burson-Marsteller Italy.
-Cosa pensa dei giornalisti?
«C'è una frase di Luigi Barzini, una firma storica del giornalismo italiano che recita: "Il mestiere del giornalista è difficile, carico di responsabilità, con orari lunghi, anche notturni e festivi, ma è sempre meglio che lavorare". Battute a parte, penso che i giornalisti facciamo un bel lavoro, ma spesso sono costretti a lavorare in condizioni difficili».
-Ha mai discusso con qualcuno di loro?
«Certo, lavorando fianco a fianco capita di avere punti di vista differenti. Ma se si mantiene un rapporto professionale, si possono gestire anche le discussioni».
-Come ti comporti quando arrivano richieste dell'ultimo minuto?
«Faccio del mio meglio per rispondere in modo esauriente e celere. Sono momenti della verità in cui si gioca la credibilità e la relazione futura: se si riesce a evadere la richiesta nei tempi necessari si guadagna il titolo di ufficio stampa affidabile. E magari si diventa amici».
-Secondo te, cosa pensano i giornalisti del vostro ufficio stampa?
«Spero che il primo aggettivo sia professionale. Che significa preciso, proficuo, credibile e tempestivo».

Micaela Ausili


«Con i giornalisti abbiamo instaurato un rapporto costruttivo, fatto di reciproche valutazioni e suggerimenti»
Concludiamo la nostra inchiesta, ascoltando Micaela Ausili, Account Manager di Webershandwick Italia.
-Vedi differenze tra il tuo lavoro e quello del giornalista?
«Sono due lavori diversi anche se con punti in comune. L'articolo che esce su un giornale è la punta dell'iceberg, ciò che produce visibilità alla relazione che s'instaura tra il media e l'ufficio stampa. E dietro le quinte un enorme lavoro da parte di tutti».
-Cosa pensano i giornalisti del vostro ufficio stampa?
«Sono convinta che sono soddisfatti. Professionalità, entusiasmo e credibilità sono le basi del nostro lavoro e io e le mie colleghe ci impegniamo per trasferirle anche ai nostri interlocutori».
-Ha mai ricevuto complimenti per il lavoro svolto?
«Certo e devo dire che fa sempre piacere, in particolare quando arriva da un giornalista. II mio lavoro è fatto soprattutto di relazioni ed è importante che ci sia stima reciproca».
-Saresti in grado di diventare "giornalista" per un giorno?
«Potrei provarci, ma non penso di essere particolarmente portata. Sono certa però che i punti in comune che ci sono tra le due professioni rendano più facile il passaggio dall'altra parte della barricata».

Alice Torelli