IL PARADOSSO n° 13 - NOVEMBRE 2006
QUANDO LA PEDATA VALE PIÙ DELLA LAUREA

da Master Meeting NOVEMBRE 2006

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Rino Gattuso, calciatore del Milan e titolare della nazionale con la quale abbiamo vinto l'ultimo campionato del mondo, vive occupando ruoli ed esperienze che non gli competono, guadagnando milioni di euro all'anno. Paradossalmente possiamo criticare la sua professione principale, il gioco del calcio. E' incredibile, ma non ha "piedi buoni", necessari per emergere in quello sport. Il che significa che non salta un avversario che è uno che, invece, se lo beve come acqua fresca. Passaggi ai compagni: sbagliati al novanta per cento. Punizioni: non gliele fanno tirare, non è capace. Goal fatti negli ultimi dieci (dieci!) anni: stanno sulle dita della mano. Però il suo soprannome è Ringhio, e questo spiega tutto.

Infatti, quando entra in campo, è come togliere il guinzaglio ad un pittbull dal cattivo carattere. Ha polmoni da vendere, quello sì, e corre per novanta minuti sradicando palloni, tirando calcioni, facendo fallacci e collezionando cartellini gialli e rossi. La sua unica forza, e funzione, è incutere paura e nervosismo all'antagonista ed anche il solo motivo per il quale le squadre se lo tengono stretto.

Grazie al pallone è anche testimonial di diversi marchi e prodotti non attinenti. C'è una sua performance, che passa in televisione, che lascia completamente allibiti. Reclamizza "La storia della letteratura italiana" e, per una decina di secondi elabora una frase dotta che condivide con un attore, un illustre professore. L'atmosfera è quella della Sorbona, tavolo in noce, luci soffuse, parole come bisbigli. Con perfida cattiveria un programma comico ha mandato in onda il backstage della ripresa. E si vede Ringhio che suda, strabuzza gli occhi, impreca e deve ripetere la frase imparata a memoria, brevissima, infinite volte. Sono parole italiane ma si nota la sofferenza perché non ne conosce il significato. Come mandare a memoria il curdo o il malese.

Ricordiamo un altro esilarante (o degradante?) exploit di Ringhio e di altri colleghi calciatori, mi pare ci fossero anche Vieri e Totti, che dovevano rispondere a domande di cultura generale di irrisoria facilità, tipo chi ha dipinto la Gioconda. Per intenderci non occorreva essere studenti liceali e neanche delle medie perché ce l'avrebbe fatta anche uno scolaro delle elementari. E tutti facevano o errori macroscopici o scena muta. lo non ce l'ho col povero Gattuso e non è colpa sua se l'analfabetismo culturale lo affligge per mancanza di studi. La carriera accademica non può e non deve essere il percorso di tutti. Molti, per mille circostanze, spesso senza colpa, sono rimasti al palo.

Ringhio è invece da ammirare: con un handicap tanto vistoso, ce l'ha fatta alla grande, diventando ricco e famoso. Bravo, Ringhio, buon per lui e tanto di cappello. Ma l'enorme paradosso è quello di rendere, troppo spesso, nella moderna società, insignificanti i valori e premianti i disvalori. Qualcuno mi spieghi perché una velina è più famosa della Duse, come mai un reality ha più consensi di uno spettacolo teatrale con Albertazzi o Fo, per quale misteriosa ragione il libro di un comico vende un milione di copie e quello di un intellettuale va al macero l'anno dopo?

La meritocrazia, in sostanza, è andata a farsi benedire e, nella vita degli abitanti del pianeta, si va ad affermare un rimbambimento generale. Gli ideali, la parte nobile di ciascuno di noi, contano sempre meno,se non affatto. L'altro giorno sono rimasto di stucco. L'intera pagina di un importante giornale, ho detto l'intera pagina!, spiegava nei dettagli che una diva di Hollywood aveva speso 780 milioni di vecchie lire in chirurgia estetica per fermare sul suo corpo i misfatti del tempo. Parliamo di Demi Moore. Nella stessa pagina, poche righe per una "notiziola": scoperta una formidabile cura anticancro.

Questo è il mondo in cui viviamo. Paradossalmente.



Fulvio A. Scocchera