IL PARADOSSO n° 15 - GENNAIO 2007
MORITURI TE SALUTANT

da Master Meeting GENNAIO 2007

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L’hanno impiccato, l'hanno sepolto nella tomba di famiglia con fiori e candeline, prima o poi lo beatificheranno. Che si dice da noi di una persona quando muore? La frase è fatta, sempre la stessa: era il migliore di noi.Togliatti era detto "il Migliore" da vivo, Saddam Hussein, c'è da scommetterci, lo diverrà prima o poi. Una specie di laurea ad honorem post mortem.

Sarebbe interessante sapere quale epitaffio è stato scritto sulla sua lapide. Dettata da Bush potrebbe essere un banale mors tua, vita mea. Senza troppa fantasia. Un'altra celebre frase latina potrebbe invece essere suggerita da uno dei suoi tanti seguaci superstiti: dulcis et decorus est pro patria mori.

Come via di mezzo, ipocrita al pari di tutte le soluzioni di compromesso, potrebbe arrivare lo spunto da quello che fu uno dei più validi scrittori umoristi e fustigatori di costumi del '900, e cioè Giovanni Mosca, l'inventore con Giovanni Guareschi del "Bertoldo", poi divenuto Candido". Si ricorda ancor oggi il suo "per un'oliva pallida si può delirare", ma quanto mai efficace ci sembra, a ricordo di Saddam, anche il titolo del suo "Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali."

Per storici, critici, filosofi la morte è sempre stata argomento di aforismi destinati a durare nei secoli, dall'intramontabile "memento mori" all'altrettanto perenne "morituri te salutant". Esiste, peraltro, un rigoglioso florilegio di dediche ed epitaffi raccolti da pazienti e curiosi esegeti che, veri o fasulli che siano, offrono risvolti meno tragici ad un argomento che nella sua essenza è sempre tragico.

Non è un esempio di vero rimpianto la frase che in Scozia un certo John Dryden fece iscrivere sulla tomba: qui giace mia moglie/lasciatela giacere/ora lei riposa/e riposo anch'io. Con questa fa il paio, anzi da contraltare, la dedica su una tomba del Massachusetts: a mio marito/morto dopo un solo anno di matrimonio/la sua sposa/riconoscente.

Non si discosta molto dal concetto quest'altra: Qui giace Elizabeth Moore/vissuta 50 anni con suo marito/e morta sperando in una vita migliore.

Ecco invece un paio di epitaffi dal sapore piuttosto paradossale. La prima è stata scovata nel Vermont al cimitero di Enosburg Falls: qui giace/come un frutto colto acerbo/Dorothy di 84 anni.
L'altro si trova al cimitero irlandese di Beturber e dice testualmente: qui giace il corpo di John Round/disperso in mare/e mai trovato.

Le citazioni potrebbero essere infinite, alcune sembrano volutamente e amaramente spiritose, ricollegandosi all'attività del defunto:
• BANCARIO: L'ultima scadenza gli fu fatale (Liguria)
• POSTINO: Dipartito senza lasciare recapito (New Hampshire)
• ODONTOTECNICO: Qui il dentista Brown/ sta riempendo/la sua ultima cavità (Scozia).

Altri epitaffi sono involontariamente ironici, come questo:
•MIRACOLOSA: Qui giace Immacolata/madre di dodici figli (Sicilia).
Per finire un esempio che si richiama alla cronaca pura:
qui giace il corpo/ di Jonathan Blake/pigiò l'acceleratore/invece del freno.
Ultima perla dal glaciale humour anglosassone, ma scoperta nel New Mexico:
Qui giace Johnny Yeast/Scusate se non mi alzo.

A ripensarci, non aveva torto Giovannino Mosca con il suo "non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali". Ed è per questo che nella letteratura classica spiccano frasi indelebili ma antitetiche come "gaudeamus igitur".

Ci asteniamo dalla traduzione per non fare torto al lettore.



Paolo Torriani