A VOLTE RITORNANO n° 16- GENNAIO 2007
LAPO COLPISCE ANCORA

da Master Meeting GENNAIO 2007

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La mia Olympia 22, nonché la mia socia, perché sono quarant'anni che scrive gli articoli con me, è una portatile. Portatile si fa per dire, essendo di indistruttibile acciaio tedesco marca Krupp, quindi pesante come un camion. Possiede una particolare caratteristica: in approssimarsi di un "cliente" particolarmente gradito, nel bene e nel male, sembra emettere guaiti di gioia e muove perfino la coda.

Bene, con questo incipit, ora sapete di me due cose, private e confidenziali. La prima, un tantino da sofà dello psicanalista, è che ho umanizzato il rapporto con la fedele Olympia 22, elevandola addirittura a socia. La seconda, che non uso il computer, ma questo lo dico con un misto, sì di impotenza, ma anche con malcelata soddisfazione. Dopo aver fatto un outing che non è vacuo ma salutare, per stabilire un legame più affettuoso e più intenso, tra chi scrive e i lettori, veniamo all'argomento.

Con una impressionante dovizia di mezzi e una certa tracotante sicumera, è ritornato sulla scena Lapo Elkann, il rampollo Agnelli, nonché pecora nera della stimata famiglia. Deve essergli costato tanto, in soldi, rimetterlo in pista. Tutti i giornali e le più importanti riviste, nonché l'onnipresente TV, gli hanno dedicato uno spazio incredibile. Articoli, copertine, interviste, con una strategia di marketing ad orologeria, furba e aggressiva. Una settimana di inferno mediatico, con Lapo che campeggiava dappertutto.

Per avere uno straccio di alibi a questo super costoso blitz mediatico lo hanno mandato al Pitti Uomo di Firenze, la più nobile e conclamata passerella dell'eleganza. Per fare che cosa? Per presentare "Italia Indipendent", una sua srl con un target molto ambizioso: "oggetti unici e innovativi". Fermatevi un momento sui due aggettivi: unici e innovativi.
Il rampollo, di oggetto, ne ha presentato uno e vi preghiamo di non slogarvi le mascelle dal ridere: un paio di occhialacci da sole al carbonio, si chiamano Sever, e sono ordinabili su internet, come l'ultimo dei gadget cinesi. Ma l'enfant gaté non mente, in quanto a unicità. Infatti i suoi Sever costano millesette (1007) euro, duemilioni di vecchie lire. Avete letto bene, mille e sette, con quel tocco di folle precisione (i sette euro) che sa tanto di presa per il naso. Una cifra notoriamente alla portata di tutti gli impiegati, gli imbianchini, gli studenti e via elencando. Detto con parole sue: "Per chi rifiuta l'omologazione di massa, vuole sentirsi libero e non ha paura ad essere se stesso". Traduciamo: o compri Sever o non sei nessuno.

A volte ritornano e Lapo è tornato alla grande. Basettoni a metà strada tra la corte dei Borboni e il Risorgimento, vestito come un tamarro impazzito, giacca scura e sneachers senza calze, una bandana al posto della cintura, tri-pudio di tricolorini dappertutto, dai polsini della camicia ai tatuaggi sul corpo. Questo giovanotto, insomma, che purtroppo tanti miei colleghi untuosi e ossequiosi si ostinano a definire trendsetter, apripista di tendenze, altro non è che una macchietta da avanspettacolo. Sarà difficile ricostruirgli una carriera regale in FIAT, tant'è che lo hanno riciclato sul mercato con la sua dittarella di occhiali "economici".

Tutto sotto traccia, come dice l'inflessibile codice comportamentale delle grandi famiglie. Ma noi, che siamo attenti, non ci siamo fatti scappare una frase di Lapo. Deve essergli sfuggita ma la dice lunga su come la pensa della solidarietà familiare: "senza mio fratello e mia sorella non avrei mai raggiunto la felicità. Il futuro si costruisce con i fratelli, né con zii né con genitori".

Il nostro affresco non è solo un intrecciarsi di molteplici paradossi. Primo fra tutti che un uomo così, più infelice che colpevole, sia diventato un modello di vita, praticamente da imitare.



Fulvio A. Scocchera