IL PARADOSSO n° 34 - AGOSTO-SETTEMBRE 2008
CARO MARE NOSTRUM SEMPRE PIÙ INQUINATO

da Master Meeting AGOSTO-SETTEMBRE 2008

Vai alla vignetta

L’Italia è una penisola. E su questo non ci piove perché ce lo insegnano fin da bambini. Niente da eccepire anche sul fatto che la forma del nostro Paese è molto particolare: uno stivale sputato. Ergo: penisola è bislunga, quindi migliaia di chilometri di coste e isole quanto basta. Insomma, pur essendo il mare la nostra caratteristica e la nostra ricchezza, siamo riusciti anche qui a fare la solita, colossale, bella figura barbina.
Infatti la commissione dell'Unione Europea ha diramato la lista ufficiale di spiagge e costiere italiane ritenute non balneabili: sono trecento, tutte vietate ai bagnanti perché troppo inquinate o invase dal cemento, per istallazioni portuali oppure per la presenza oltre la tollerabilità di batteri organici coliformi presenti nelle feci e in altre sostanze (sì, si potrebbe tradurre in una sola, semplice e popolare parola: cacca), residui di oli minerali basati sul petrolio, schiuma di detergenti e acidi tossici come il fenolo. Contravvenire al divieto di balneazione non solo è pericolosissimo ma è anche un reato quindi bene ha fatto I'UE ad avviare la procedura di condanna.
Pur non essendo fieri della pagella assegnata alle nostre acque non ci siamo ancora sentiti indignati per il semplice motivo che non siamo svedesi, non siamo austriaci, neppure olandesi. Insomma non siamo un popolo del centro o del nord Europa, ci conosciamo, non abbiamo il comune sentire di vichinghi e affini. Quindi delle leggi ce ne sbattiamo e da noi le famiglie di due o tre persone consumano più acqua, alla faccia della solidarietà, di una scuola materna. Non se ne parla se volete trovare a Bari o a Napoli uno scooterista col casco. Che sarà mai qualche battigia inquinata? Ho detto qualche? Ebbene, sono i numeri la cosa che mi fa male e che mi indigna.
L'Unione Europea ha ufficialmente certificato i numeri delle nostre spiagge non fruibili, inavvicinabili, cancellate: sono 300 esatte. Vuoi dire che siamo gli ultimi in Europa. Con un sussulto di dignità ferita qualcuno può chiedermi: "Ultimi, d'accordo, ma almeno con uno scarto minimo rispetto agli altri". Gliela do io la risposta all'ottimista che me la chiede. Prenderò tre nazioni a caso. Francia: il mare più pulito e nessuna chiusura. Grecia: il record positivo, con il 99,5% delle acque costiere in linea con i criteri igienico sanitari dell'UE. Spagna: una sola spiaggia fuorilegge con l'isola di Menorca nelle Baleari, diventato parco marino protetto nonché patrimonio dell'umanità.
Noi abbiamo la Campania sommersa dai rifiuti, le mozzarelle alla diossina, le case con l'amianto e trecento spiagge tossiche. Mentre, come abbiamo appena detto ma è bene che memorizzate e ricordate, nessuna spiaggia interdetta in Francia e una, una sola, in Spagna. Noi, e lo ripeto fino alla nausea, abbiamo trecento litorali inquinati. Possediamo anche 7500 chilometri di coste, un meraviglioso regalo che la natura ci ha generosamente dato. Un dono del quale siamo del tutto indegni e che non abbiamo saputo conservare, addirittura dilapidandolo. Quante volte, nei nostri ricordi di gioventù, nelle calde notti estive e marine, sulle spiagge e sulle barche, i gemiti del mare sono stati la colonna sonora della vittoria di noi ragazzi e della resa di voi ragazze? Era la memoria della vita giovane e pulita che stava formandosi mentre ora gli stessi posti offrono un lurido e indegno scenario di un mondo che muore, soffocato dalla sua sporcizia.
"I miei baci a te, i tuoi baci a me, ce li porta il mare", ricordatevi la voce magica di Bruni che cantava e non abbiate vergogna di commuovervi: significa che se il "mare nostrum" è lercio, voi siete ancora puliti.
Uomo libero, sempre avrai caro il mare: l'ha scritto Baudelaire che, dopotutto, non era uno stupido.



Fulvio A. Scocchera