IL PARADOSSO n° 039 - GENNAIO 2009
IL TURISMO VA MALE? AFFONDIAMOLO

da Master Meeting GENNAIO 2009

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Forse in molti, forse solo qualcuno lo sa, fatto sta che sulle non più virginali camicie da notte delle spose ottocentesche veniva ricamato un motto, per di più in rima che aveva il solo scopo, oggi risibile quanto mai, di scusarsi se in quel talamo avveniva la cosa più ovvia e legale possibile: il rapporto carnale con il legittimo coniuge. La poesiola recitava così: “Non lo fo per piacer mio ma per render grazie a Dio”. Cioè: mi concedo sì, ma giocoforza. L’unico pudore seriamente violato era quello di dire una bugia grossa come una casa, pensando (e facendo) esattamente il contario: magno cum gaudio. E chi si ricorda un po’ di latino sa che cosa voglio dire.
Come mai ho raccontato questo sàpido episodio del tempo che fu? Perchè è uno splendido paradosso e ho forse voluto mettere una spolverata di pepe sul mio consueto appuntamento coi lettori? Non è così, l’ho fatto solo per ricordare che ho viaggiato molto. Non esiste continente che non abbia visitato, oceano che non abbia navigato. Con molta semplicità, avendo fatto l’inviato speciale per molti anni, mi è toccato. Per questo non farò come la nostra sposina bugiarda, la nostra bisnonna senza vergogna, che negava il divertimento considerandolo un peccato. Sulle mie camicie, di ricamato, ho solo le iniziali, una abitudine e un’eredità snob tramandatami da mio padre, alla quale non ho saputo (voluto?) rinunciare. Per capirci: ho viaggiato infinitamente più del campione medio, divertendomi tanto e come un pazzo. Senza arroganza e senza vergogna ma, soprattutto, senza mentire alla grande sostenendo che fu una “necessità di servizio”.
Ho già consumato metà dello spazio che mi è concesso e chi ha avuto la bontà di seguirmi fino a qui si starà domandando come mai ho raccontato le bugie delle antiche sposine per poi passare, senza un nesso apparente, su alcune personali note biografiche di grande viaggiatore. Senza nesso apparente?
Il fatto è che avevo in mente un incipit molto esplicativo e pieno di implicanze per questo paradosso: la denuncia di un errore grave di molti governi che inseguono la fesseria della “finanza creativa” e invece sono solo avidi, incapaci o tutte e due le cose assieme. L’incipit era: “Anni fa mi trovavo su una splendida spiaggia delle Seychelles...”ma mi era parso di fare, come dicono qui a Milano, il ganassa.
Ed ecco il perchè della lunga premessa. Mi sembrava di essere nel paradiso terrestre e poi mi accorsi che, ad un paio di chilometri, c’era un’altra isoletta da cartolina. Con un pontile, una barchetta e un seycellese al quale chiesi di portarmi sull’isola in miniatura. Il suo prezzo era una sciocchezza, due o tre dollari. Ma poi mi fece vedere un blocchetto di biglietti, molto professionali, stampigliati dal governo. Erano il lasciapassare per due opzioni: 75 dollari USA per mezza giornata e poi un grande sconto se sganciavi 100 dollari. Potevi passare sull’isola dei miei desideri tutto il giorno fino al tramonto quando il Caronte locale ritornava all’isola madre. Era una tassa nuova di zecca del governo locale e, per curiosità professionale, chiesi al rinsecchito marinaio, in servizio da una settimana, quante clienti avesse trasportato. E lui: “Molti hanno chiesto il prezzo, nessuno è salito”.
Tutto l’articolo per dire che il nostro governo ha pensato ad una novità delle sue: una tassa di cinque euro giornalieri a tutti i turisti in visita alle città d’arte italiane per il solo pernottamento. Sarebbe un disastro totale e ben ha fatto a ribellarsi, con parole dure, Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per il Turismo. Una carica lunga un metro che denuncia uno scandalo vero e proprio: l’Italia, col suo 80 per cento di tesori artistici del pianeta, non ha il Ministero del Turismo.
Però ce l’ha, molto efficace, tanto per fare un nome, l’isola di Barbados.



Paradox